Stamattina leggendo un quotidiano locale Torinese (di cui non faccio il nome per non fare pubblicità), mi sono imbattuto con immenso piacere in questa intervista fatta all'assessore all'Ambiente del comune di Capannori (Lu), Alessio Ciacci... Prima di riportarvi l'intervista che mi ha molto colpito, vi do due informazioni sull'assessore Ciacci e sul comune di Capannori. Alessio Ciacci è nato a Lucca nel 1965, nel 99 fa il suo primo viaggio nelle favelas delle grandi città del Brasile, nel 2001 collabora con gli organizzatori della manifestazione PACIFICA a Genova durante il G8, nel 2003 si reca in Messico e Guatemala per progetti di collaborazione, giustizia e solidarietà con la popolazione indigena, nel 2007 comincia la sua attività nelle istituzioni venendo eletto Assessore nel comune di Capannori in provincia di Lucca. Come leggerete, questo comune ha deciso di diventare il primo comune italiano che ricicla il 100% dei propri rifiuti entro il 2020... Come?? Molto semplice, leggete.....
Capannori (Lucca) è il primo Comune in Italia ad aver aderito al progetto “Rifiuti zero”. Di che si tratta?
Entro il 2020 vogliamo cercare di arrivare all’eliminazione dei rifiuti urbani avviati a smaltimento, creando un sistema sostenibile che, come la natura, non getti niente ma ricicli tutto. Solo un processo senza accumulo infinito di scarti è un sistema che può pensare di avvicinarsi alla sostenibilità.
Quali sono gli obiettivi di “Rifiuti zero”?
Essenzialmente due: arrivare al massimo riciclo dei materiali attraverso una raccolta differenziata “porta a porta” e attivare progetti (già oggi ne abbiamo in corso 11) per la riduzione della produzione dei rifiuti.
Capannori, con la raccolta domiciliare, ha raggiunto l’82% di raccolta differenziata: cos’è quel 18% circa di rifiuti indifferenziati che non riuscite a differenziare?
In collaborazione con la Provincia di Lucca abbiamo effettuato un’analisi merceologica sulla composizione di questo scarto e stiamo lavorando per la sua riduzione. Ad esempio ci sono molti pannolini e proprio per questo abbiamo iniziato una campagna per la promozione dei pannolini lavabili, dando un incentivo economico a tutte le famiglie che decidono di utilizzarli.
Con “Rifiuti Zero” lei sembrerebbe realizzare un’utopia: rendere obsoleti inceneritori e discariche nell’era dell’ “usa e getta”…
Penso che la politica serva proprio a questo, a definire grandi obiettivi per il futuro, e cercare di costruirli con la massima partecipazione di tutti, per il benessere dell’umanità e del pianeta che ci ospita, che è il nostro bene comune più importante.
I vantaggi ambientali del progetto sono evidenti. Parliamo di quelli economici…
Solo nel 2007 abbiamo evitato di spendere 2,6 milioni di euro in discariche e inceneritori, e li abbiamo investiti in più personale (circa 30 assunzioni), mezzi più piccoli ed ecologici, sostegno alle associazioni locali per la distribuzione a tutte le famiglie dei kit e delle istruzioni per la raccolta differenziata e infine, cosa non da poco, un piccolo premio, una riduzione del 20% sulla parte variabile della tariffa.
Secondo lei anche nelle grandi città – Capannori conta 45 mila abitanti, in 40 frazioni – può essere possibile prevedere “Rifiuti zero”?
Certo! Novara, per esempio, ha 100 mila abitanti serviti dal “porta a porta” e ha superato il 70% di raccolta differenziata, così come Torino che ha molti quartieri cittadini con la raccolta domiciliare. Ma anche grandi città statunitensi, come ad esempio San Francisco, hanno fatto la stessa scelta.
Fuori da Capannori quali suggerimenti darebbe al cittadino per una vita a “Rifiuti zero”?
La sostenibilità si costruisce dalle scelte e dai comportamenti quotidiani. Dunque, per quanto riguarda i rifiuti, differenziare il più possibile e cercare di produrre meno ”scarti”, ad esempio evitando l’acquisto delle acque minerali e bevendo acqua di rubinetto, che è più sicura e garantita di quella al supermercato. Il miglior rifiuto è quello non prodotto!
Lei si è fatto promotore di un altro “rivoluzionario” progetto: sostituire progressivamente dalle mense scolastiche le acque minerali con brocche di acqua del rubinetto. Quali i risultati?
Ottimi! L’Italia è uno dei paesi al mondo con maggiori consumi pro-capite di acque minerali, è una follia che deriva dalla massiccia pubblicità che ci ha indotto questo consumo.
Suo anche il progetto “Il mio latte appena munto” con il quale il Comune distribuisce alla spina circa 600 litri di latte crudo al giorno al prezzo un euro al litro. A vantaggio non sono solo del cittadino (che risparmia 30/40 centesimi ogni volta), ma del produttore (che ricava più che dal circuito tradizionale), e con meno rifiuti per tutti (perché le famiglie portano i contenitori da casa). Lei è un mago!
No, assolutamente nessuna magia! Quello della filiera corta, del rapporto tra produttore e consumatore, è una prassi che vigeva già in passato e che una volta era una sana normalità. Il consumismo e la pubblicità ci hanno indotto a perdere il contatto con i prodotti ed i produttori del nostro territorio. Ma è a partire da queste esperienze che possiamo pensare di coniugare sostenibilità sociale e ambientale, come già fanno i gruppi di acquisto solidale attivi in quasi tutte le città d’Italia.
Ha fatto volontariato internazionale, in particolare in Brasile, Messico e Guatemala. Cosa le è rimasto da quelle esperienze?
Una grande carica e motivazione. La voglia di lottare per un mondo più giusto fatto di diritti e non di sfruttamento. Vedendo quelle realtà si comprende l’ingiustizia, l’iniquità e l’insostenibilità sociale ed ambientale di questo modello di sviluppo. Occorre che ognuno di noi comprenda l’importanza delle sue scelte sulla società e l’ambiente: dai consumi agli stili di vita sono le nostre scelte che orientano la società.
Laura Zangarini
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