La scorsa
settimana l'ho trascorsa in modo particolare. Son stato con altri 41 giovani
universitari a vivere una settimana comunitaria.
Cos'è? E'
una settimana di regolarissime attività in cui si vive insieme, si vivono determinati
momenti insieme tra cui la preghiera al mattino, i pasti, la preghiera serale e
un momento di "discussione" dopo cena.
Conoscevo
parte di loro e il resto l'ho conosciuto lì, abbiamo vissuto gomito a gomito
per 6 giorni, abbiamo mangiato insieme, pregato insieme, giocato insieme, riso
insieme, parlato e ci siamo confrontati sui più impegnativi e importanti temi
che di solito orbitano tra i pensieri di un giovane universitario.
Io
l'università ormai l'ho finita e stare con dei ragazzi di 18/19 anni che la
stavano appena iniziando mi ha riportato indietro a quando feci la scelta di
venire a Torino da Cagliari per inseguire il mio sogno.
Volevo
decollare, ho preparato il viaggio e son partito.
Oggi, dopo 5
anni, mi guardo indietro e guardo quello che ho fatto, cerco di capire se la
mia università è stata una fredda formazione tra formule e dimostrazioni o è
stata appassionante incontro di mondi, culture e persone che hanno arricchito
la mia vita.
Se devo
tirare una riga dopo questa settimana comunitaria posso serenamente dire che i
miei anni universitari sono stati degli anni meravigliosi, in cui son cresciuto
come studente/professionista e come persona grazie a tanti fantastici incontri da
cui ho imparato ciò che oggi porto con me.
Ho visto e
incontrato tanti tipi di giovani in questi anni, ma quelli che mi hanno colpito
di più sono i giovani ricchi di sogni e speranze come me. E sono
TANTISSIMI!!!!!! Ragazzi che non desiderano altro che accendere le turbine
dell'aereo e iniziare a correre sulla pista per spiccare il volo, ragazzi
appassionati e innamorati della vita, ragazzi pieni di entusiasmo che
desiderano il meglio per se stessi, ma soprattutto per gli altri.
Già, perché
chi ama il prossimo ama se stesso, siamo chiamati a vivere una vita di
servizio, il più bel dono che possiamo fare e in questi giorni ho conosciuto
ragazzi straordinari che sognano questo.
Siamo
circondati da malelingue sui giovani, così è sempre stato! Esiodo scriveva
sulle nuove generazioni come sentiamo parlarne oggi, con gli stessi termini, ma
i giovani sono come dei bonsai, se li curi e li coltivi diventano meravigliosi,
se li lasci a se stessi non crescono bene e non si potrà mai vincere un
concorso con un bonsai non curato!
Qualcuno di
loro ci crede fermamente, qualcuno un po’ meno e ha bisogno di più stimoli,
altri sono un po' disillusi e scoraggiati, ma hanno un potenziale da brividi
che non deve essere frenato, ma riscoperto e alimentato.
La nostra
generazione è chiamata a un compito molto difficile, ricostruire ciò che è
andato perduto in questi anni e se penso ai giovani che ho conosciuto in questi
anni, ma soprattutto in questi giorni in Seminario minore sono davvero
ottimista. Perché?? Perché hanno con loro un Amico in cui confidano e che non
li abbandonerà nelle difficoltà... Dio!
Diffidate da
chi vi frena, da chi vi insulta e vi accomuna agli scansafatiche o ai
disfattisti, da chi vi tarpa le ali, da chi dice ogni genere di male contro di
voi per paura che qualcosa cambi perché avverte che voi potete essere un
potenziale "pericolo", è proprio allora che capite che state facendo
bene.
Seguite la
vostra vocazione, vincete la paura e "fate della vostra vita un
capolavoro" .
Scaldiamo i
motori, puntiamo la pista e... Take off!
Nessun commento:
Posta un commento