Vedo una situazione surreale nel Paese in cui vivo.
Vedo una realtà fatta di urla, di odio, di insulti, di disprezzo, di diffidenza, di tattiche, di distacco e di totale subalternità a ciò che scrivono i quotidiani.
Eppure il mio Paese è fatto anche di opere buone, di servizio, di rispetto, di apprezzamenti, di fiducia, di amore, di accoglienza e di desiderio di fare del bene.
Mi domando come mai siamo arrivati a questo, a esasperare la situazione reale all'inverosimile, a farla passare per tragica e costantemente a denunciare unicamente vizi e mai virtù di ciò che ci circonda.
Quotidianamente assistiamo a eventi riportati nei mezzi di informazione in cui l'unica realtà che spicca è quella infernale. Guerre e attentati, complotti internazionali, omicidi familiari, risse politiche, atti giudiziari eccetera eccetera eccetera.
Basta aprire un quotidiano online o seguire un Tg della sera per farsi venire addosso un senso di angoscia e di paura che poi ci condizionerà la giornata, la settimana, la vita quotidiana.
Non che di queste cose, avvenendo, non si debba parlare, però ho quasi la sensazione (e spesso mi capita) che questo alimenti un circolo vizioso che fa fatica a chiudersi.
La notizia drammatica sparata a caratteri cubitali crea in me pericolo e ansia, così chè il mio vivere è condizionato da questo e a mia volta porto angoscia e diffidenza in chi mi sta accanto che così la attacca al suo vicino e vivendo nell'angoscia e nella paura, nella rassegnazione al male che ci circonda, perdiamo di vista il faro della speranza e a nostra volta il nostro vivere si fa di azioni tragiche... Anche nel piccolo.. forse soprattutto nel piccolo!
Perchè poi rinunciare a dare l'elemosina a un povero perchè al tg hanno detto che un accattone è morto di droga ci viene naturale associando alla parola "povero" quella di "droga".
Perchè poi camminare la notte per strada ci fa paura, guardiamo la gente in modo schivo e passiamo davanti a testa bassa perchè sul giornale hanno scritto che una donna è stata violentata e il fidanzato picchiato di notte nelle vie del centro. Associamo quindi la notte alla violenza.
Così anche nel grande, un ministro fa una riforma e in Parlamento lanciamo libri e monete, aggrediamo verbalmente e fisicamente chi propone perchè abbiamo associato ormai l'idea che la parola riforma significa interesse di qualcuno.
Ci portiamo dietro una storia difficile, fatta di un ventennio di cambiamento epocale nella nostra società, in cui molte aspettative sono state infrante, in cui molte promesse son state rotte e non mantenute, in cui ciò che abbiamo sempre conosciuto è solo il male che ci circonda e i problemi che abbiamo.
Siamo dunque ciò che ci condiziona, e ciò che ci condiziona è ciò che ci circonda, ma ciò che ci circonda è ciò che viviamo e in cui noi siamo i protagonisti. E' una ruota che gira, un cerchio che si chiude e dal quale stiamo facendo immensa fatica a uscire.
La soluzione? Penso che cercare di re-infondere fiducia sia doveroso, i risultati poi si raccoglieranno. Non è forse necessaria la semina prima di poter raccogliere i frutti? Perchè mai dovremmo volere subito i frutti senza aver seminato?
Mi piacerebbe dunque conoscere il bene che viene fatto nel silenzio quotidiano, conoscere le storie di chi lo compie, farmi ispirare da aria fresca e buona, poter cominciare la giornata guardando il mio vicino con fiducia e buona aspettativa. Se lui respira la mia a sua volta la respirerà e la trasmetterà al suo vicino.
Ci vuole l'impegno di tutti, quello quotidiano... Se aspettiamo la legge o l'imposizione dall'alto aspetteremo altri 20 anni, ed esaspereremo ancora la situazione!
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