sabato 28 giugno 2014

La famiglia 2014


La nostra, quella del 2014 è una società che sfascia le famiglie e che crea precarietà, divisione e solitudine!!!

Oggi le famiglie sono l'istituzione più debole, più ridicolizzata e più mistrattata. E quotidianamente viene colpita dalla necessità di mettersi al pari col progresso, col mondo che corre e che va avanti, con la globalizzazione, con l'esigenza di essere dentro un chissà quale progetto di futuro che ancora non si capisce chiaramente dove porti.

Nasciamo da piccoli quando l'amore dei nostri genitori (con qualche piccola e dolorosa eccezione) decide di metterci al mondo (con qualche altra piccola e dolorosissima eccezione) e veniamo cresciuti nell'affetto e nella protezione di una casa nella quale fino ai 12 13 anni stiamo divinamente, che poi però ci diventa un po' stretta e dalla quale iniziamo a voler fuggire. 

Poi i più van via, molti restano (anche troppo) e il tempo consuma i giorni e così ciclicamente quello che si è vissuto in famiglia da figli lo si vive poi da genitori e da nonni in un ciclo che stravolge sentimenti, emozioni e nel quale la nostra essenza di esseri umani si fonda.

L'uomo per natura nasce, cresce e vuole vivere in famiglia, perchè l'uomo, per natura, non è un animale solitario, ma un animale sociale che ha la necessità fisiologica di creare relazioni, di viverle e di morire in esse e per esse e con esse farsi carico della vita.
Ma quello che succede oggi, nel relativismo e nel consumismo moderno, pone la famiglia come un ulteriore e come l'ennesimo bene di consumo che può (a seconda dei casi e dei momenti) dare all'uomo un imminente risposta ad un desiderio (che poi chissà, potrebbe anche mutare essendo comunque legato al suo istinto del momento) temporaneo.

Allora ecco spuntare ogni sorta di arma che si scagli contro la famiglia intesa come vita propria e naturale di un uomo.
A partire da relazioni sempre più fragili e temporanee (si, stiamo insieme ma finchè ci va, grazie a Dio possiamo divorziare quando ci stancheremo, oggi anche dopo soli sei mesi) si costruisce un'istituzione che nasce debole dalla quale un uomo non può trovare e fondare se stesso. 
Perchè quando una relazione nasce fragile, si fa presto per l'uomo che di natura cerca solidità evadere da essa.

Poi giunge il momento di avere un figlio (che si potrà ben presto ordinare a gusto e piacimento di mammà e papà e magari facendolo gestare in outsourcing così da non aver fastidi e ritirare comodamente dopo 9 mesi), ma uno solo che poi son troppi e costano e si fa fatica e si deve rinunciare alla piscina, la pizza del mercoledì, il calcetto del giovedì, il cinema del lunedì e la gita in montagna della domenica con gli amici... 

Al momento del parto e dei primi mesi di vita poi la maternità è spesso un peso che potrebbe nuocere alla carriera di una donna, e in effetti le condizioni di lavoro impongono anche questo (dimissioni firmate in bianco, maternità concesse con broncio che quando torni non sai che cosa ti tocca...) alle donne che hanno lottato tanto per avere parità di genere nel mondo del lavoro e che oggi, il procreare, continua a nuocere.
Allora quello del parto dell'unico figlio dev'essere qualcosa di rapido per tornare a lavoro, si affida il bebè ai vari asili (che non c'è mai posto) o alle baby sitter (da pagare rigorosamente in nero che i soldi son pochi) o (e meno male che esistono ancora loro) ai nonni... Poi il bimbo lo si rivede la sera per pappa-bagno-nanna e domani si ricomincia!

Poi c'è la questione papà, il lavoro lo consuma, il datore di lavoro lo sfrutta e il suo desiderio di carriera lo spinge verso destini incerti. Allora ci sono quelli che pur di lavorare a casa ci tornano per dormire e quelli che vengono mandati in viaggio di lavoro per giorni, settimane, mesi, o addirittura vengono mandati in trasferta perenne per fare poi i pendolari del fine settimana. Perchè il lavoro lo richiede, perchè bisogna portare il pane a casa, perchè se no lo licenziano...
Il mondo del lavoro che punta a massimizzare il profitto ti porta lontano dalla massimizzazione del benessere individuale e sociale, perchè il profitto (che è strettamente personale) non è nè benessere nè condiviso socialmente!!

Quindi a casa i bimbi vivono con madri sole e babbi lontani. 

Dentro di loro si crea dunque la consapevolezza che non esista la solidità familiare, che l'amore della casa e il bene dei propri cari lo si possa respirare una tantum, quando c'è, quando il mondo esterno e quando le pressioni che giungono da fuori lo consentono, spesso anche per scelta personale dei pilastri della famiglia, l'uomo e la donna, che inseriti in questo mondo che estranea cercano evasione.

Quanto volte ho visto e conosciuto famiglie che non si riuniscono nemmeno per la cena la sera, nemmeno per dirsi "com'è andata oggi, cos'hai fatto, come ti sei sentito?" perchè gli orari son diversi per tutti, perchè gli impegni incombono, perchè le attività di ciascuno non coincidono con quelle degli altri... allora un pasto frugale consumato da solo, magari davanti alla tv, sperando che qualcuno passi in cucina e poi via, chissà, forse domani ci si rivede... 

E così si va avanti, arriva l'adolescenza dei ragazzi sempre più soli e sempre più consigliati da chi in realtà non ha per loro un consiglio di vita, ma una soluzione immediata a un bisogno momentaneo, senza che abbiano un confronto, senza che abbiano la visione di come potrebbe essere il domani.
Qualsiasi altra istituzione viene poi a prendere il sopravvento, qualche volta qualcuno è fortunato e riesce a inserirsi in un gruppo che sanamente lo aiuta a crescere, ma crescere lontano dal focolare domestico e del calore della famiglia lascerà dentro sempre qualcosa di incompiuto.

E così poi l'università fuori sede, le cure mediche in altre regioni, l'espatrio per inseguire a volte sogni a volte un lavoro che non si trova, il crescere dunque lontani dal nido, il non vedere invecchiare quei genitori il cui unico ruolo sarebbe quello solo di generare, il non riuscire ad assisterli nella vecchiaia

Si potrebbero fare mille altri esempi, mille altri discorsi e mille altri problemi che oggi stanno distruggendo quello che umanamente e anche costituzionalmente dovrebbe essere il cuore di una società.
Perchè l'uomo dentro di se, da quando nasce, si fa domande e cerca risposte, cerca stabilità, cerca certezze, cerca di costruire serenità e ciò che trova ha invece il gusto del precario, del relativo e dell'istinto che deve essere soddisfatto nell'immediato, evocando diritti incerti.

Quale società avremo tra 30 40 50 anni?? Quando ci accorgeremo che così non va?? Quando capiremo che andando avanti di questo passo troveremo dietro di noi solo macerie che necessiteranno di altri 50 anni per essere smantellate e sostituite, per tornare indietro di 100 anni.

Penso che per ripartire in modo sano oggi, sia la famiglia il nucleo su cui ricostruire la società, incentivando le unioni stabili tra un uomo e una donna, incentivando le nascite, incentivando la genitorialità come lavoro più redditizio (perchè penso che crescere un figlio in modo sano e degno dia molta più soddisfazione che arrivare ad essere direttore generale o sedere in un consiglio d'amministrazione, specie poi quando da vecchio, guardandoti indietro, ti domandi cosa hai fatto nella tua vita e per quelli che hai avuto accanto e che hai messo la mondo), incentivando le imprese ad assumere "in loco" e a rispettare il lavoratore in quanto essere umano e pilastro di un'istituzione più grande, migliorando le università del territorio, aumentando i posti di lavoro in sede, incentivando il bello di vivere insieme e di crescere uniti. 

Perchè gira e rigira siamo al mondo da qualche milione di anni, ma il progresso non può cambiare i sentimenti che ci portiamo dietro e coi quali siamo stati creati, nè la nostra indole, nè la nostra natura!!!

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