giovedì 31 gennaio 2008

Legge Elettorale



Il compito di un nuovo governo tecnico è stata affidata a Franco Marini, già presidente del Senato... Oggi non vi voglio fare la testa a patacca sulle mie idee, visto che si discute di legge elettorale, ve ne pubblico un paio e mi piacerebbe che voi mi diceste cosa ne pensate... Io credo che alcune cose vadano cambiate come: Scelta del candidato, che non deve essere scelto dal partito per interessi privati, perchè in questo caso "virtù privata non fa pubblico interesse", Riduzione drastica del numero dei Parlamentare, hanno ragione i tedeschi, noi parliamo troppo e concludiamo poco, Abolizione di una delle due Camere, non serve a nulla, ne basta una... decide il Parlamento no? e allora perchè 2 camere? una camera un Parlamento, fine... Preferisco il Senato della Repubblica come nome e la Camera dei Deputati come stile e ordinamento... E infine sbarramento al 5% così si evitano scioglimenti, minacce, e le teste calde rendono conto al popolo italiano che li ha eletti come c'è sulla costituzione e non ai loro partiti... Bastano queste cose piccole per fare una buona legge elettorale secondo me... Ve ne propongo un paio:
SISTEMA ELETTORALE PROPORZIONALE (TEDESCO):
Il sistema elettorale proporzionale, o di lista, fu introdotto nel corso del Novecento su spinta delle grandi formazioni politiche di massa, quelle centriste popolari, e quelle di sinistra socialiste.

Elemento caratterizzante del sistema proporzionale è l'assegnazione dei seggi in circoscrizioni elettorali plurinominali, suddividendoli fra le varie liste in proporzione ai voti ottenuti.

Vi sono due metodi: quello del Quoziente e i più alti resti e quello dei divisori e le più alte medie.

Nel primo tipo si stabilisce un quoziente elettorale, che sarà il costo di un seggio in termini di voti; si vede quante volte il totale dei voti che una lista ha preso in un collegio entra in questo quoziente elettorale. La parte decimale del quoziente servirà per assegnare i seggi che non si è riusciti assegnare con le parti intere del quoziente. Tali seggi andranno alle liste che avranno le parti decimali più alte in ordine decrescente. Per trovare questo quoziente elettorale ci sono vari metodi:

1- Quoziente Hare (o Naturale): si divide il totale dei voti validi (V) per il numero dei seggi da assegnare nella circoscrizione (S):

2- Quoziente Hagenbach-Bischoof: si divide il totale dei voti validi (V) per il numero dei seggi da assegnare nella circoscrizione più uno (S+1):

3- Quoziente Imperiali: si divide il totale dei voti validi (V) per il numero dei seggi da assegnare nella circoscrizione più due (S+2):

4- Quoziente Droop: si divide il totale dei voti validi (V) per il numero dei seggi da assegnare nella circoscrizione più uno (S+1) e al tutto si aggiunge un' unità:

I metodi più utilizzati sono i quozienti Hare e Hagenbach-Bischoof. Passando da Hare ad H-B ad Imperiali si riducono i resti e i seggi da assegnare in base a questi (ciò favorisce in misura crescente le liste più votate); con il metodo Droop si ottengono risultati pressoché identici all' Hare.

Nel secondo tipo, quello dei divisori e le più alte media, si dividono i totali di voti dei vari candidati di un collegio per dei coefficienti interi. Anche qui troviamo vari metodi:

1- Metodo D'Hondt: si dividono i totali di voti delle liste per 1,2,3,4,5... fino al numero di seggi da assegnare nel collegio, e si assegnano i seggi in base ai risultati in ordine decrescente fino ad esaurimento dei seggi da assegnare.

2- Metodo Sainte-Lague: si dividono i totali di voti delle liste per 1,3,5 e 7, e si assegnano i seggi in base ai risultati in ordine decrescente fino ad esaurimento dei seggi da assegnare.

Si presenta quindi come un sistema elettorale basato sulla democraticità e rappresentatività in quanto permette di fotografare la situazione reale del Paese.

Aspetto positivo, quindi, che salta subito all'occhio è la possibilità di una rappresentanza parlamentare che rifletta in maniera meno distorta possibile la reale situazione politica di un paese, con una significativa tutela delle minoranze.

Qualora i partiti siano notevolmente frazionati, il proporzionale riflette questo frazionamento reale in parlamento e la formazione di un governo richiede coalizioni che uniscano più partiti, con conseguente instabilità (possibilità di caduta del governo se la coalizione di restringe).

Il sistema proporzionale può prevedere o no la possibilità per l'elettore di esprimere una o più preferenze per un candidato all'interno della lista votata. In questo caso, vengono eletti nell'ambito di ogni lista i candidati che hanno ottenuto il numero maggiore di preferenze. Se invece non è previsto il voto di preferenza, i candidati vengono scelti secondo l'ordine in cui compaiono in lista (la preferenza viene quindi delegata ai partiti): si parla in questo caso di "liste bloccate".

Anche il voto di preferenza ha i suoi pro e contro. A favore vi è la maggiore possibilità di scelta per l'elettore; contro vi è il fatto che il singolo candidato, per ottenere la preferenza, è costretto ad una costosa campagna elettorale personale; la necessità di raccogliere i fondi necessari può potenzialmente stimolare episodi di corruzione.

Le modalità di indicazione della persona prescelta sono due: spuntare il nome in una lista dei candidati prestampata sulla scheda elettorale; oppure scrivere il nominativo per esteso. Questa seconda modalità è soggetta a una maggiore discrezionalità dei presidenti di seggio, che possono stabilire se sono valide o meno le schede che non riportano interamente nome e cognome, le iniziali o diverse abbreviazioni, oppure parole aggiuntive che non fanno parte del nome del candidato.

Esempi possibili per un candidato di nome "Mario Rossi": Rossi Antonio, Mario Antonio Rossi, Antonio M. Rossi, Ma. Rossi Antonio. Se poi sono tollerate parole aggiuntive come la data di nascita, i casi possibili salgono esponenzialmente.

Questo sistema è adatto al controllo dei voti clientelari. Il voto è anonimo, ma l'elettore in cambio di favori personali può accordarsi per scrivere il nominativo con il nominativo completo di secondo nome e alcune parti abbreviate, creando un numero di combinazioni che rendono riconoscibile un numero elevato di schede e verificabile il rispetto di altrettanti accordi clientelari. La conta dei voti espressi in ossequio a patti tra elettori attivi e passivi può essere svolta da uno scrutatore, dallo stesso presidente, da un rappresentante di un partito rappresentato in parlamento o da un elettore della sezione, dato che la legge consente anche a queste ultime categorie di soggetti di presenziare alle operazioni di scrutinio, allo scopo di garantire contro eventuali irregolarità.

Ogni lista ha diritto ad incaricare uno o più rappresentanti che devono essere ammessi in aula, a vigilare sull'operato del seggio durante la votazione e durante lo spoglio elettorale: perciò, possono permanere al seggio tutto il tempo della votazione e annotare le presenze, e, durante lo spoglio, possono chiedere la lettura ad alta voce del testo scritto sulle schede, così come di visionarle via via che vengono aperte.

Nei sistemi proporzionali si ha diretta corrispondenza percentuale tra voti ottenuti dai partiti e seggi attribuiti ai partiti stessi. Tuttavia, per calmierare la frammentazione partitica parlamentare si adottano dei criteri di stabilizzazione:
• dimensione della circoscrizione – può essere modificata incidendo sul numero di seggi attribuiti o sul numero degli eletti MA NON sul numero degli elettori
• soglie di esclusione – fissate in termini percentuali
Norvegia – 4 % nazionale
Svezia – 4 % nazionale
Germania – 5% nazionale,
congiunta alla clausola di accesso dell’elezione di almeno 3 deputati nei collegi uninominali (“rappresentanza proporzionale personalizzata”) Grecia -
Polonia – 5% per partiti, 8% per le coalizioni, 7% dei voti per accedere alla distribuzione di 69 seggi nel collegio unico nazionale
Irlanda – voto singolo trasferibile
• premio di maggioranza

SISTEMA ELETTORALE MAGGIORITARIO (FRANCESE)
Il sistema elettorale maggioritario è quello che ha accompagnato le prime forme di rappresentanza politica diretta fin dal Settecento.

Nella maggior parte dei casi il sistema maggioritario è basato su un collegio uninominale che viene assegnato a colui che vince l'elezione in quel contesto; raramente è utilizzato in collegi plurinominali (esempi sono il sistema a Voto bloccato o il Singolo Voto Non Trasferibile).

Ci sono due tipi di sistema maggioritario: uno nel quale vince l'elezione chi ottiene la maggioranza relativa dei voti nel collegio, qualunque essa sia; un secondo in cui vince solo chi ottiene la maggioranza assoluta (50%+1) nel collegio, ricorrendosi in caso contrario a un ballottaggio, che è uno scrutinio supplementare cui si ricorre nel caso in cui durante la prima votazione nessuno dei candidati (solitamente due) abbia raggiunto la maggioranza richiesta all'elezione: l'accesso alla seconda tornata elettorale può avvenire o tramite il superamento di una soglia percentuale di voti al primo turno, oppure in base alla posizione in cui ci si piazza al primo turno (solitamente i candidati primi due classificati).

Possiamo dunque distinguere fra sistemi elettorali maggioritari:

a un turno o plurality con maggioranza relativa (sistema elettorale britannico)
a turno unico con maggioranza assoluta tipo il voto alternativo (sistema elettorale australiano)
a doppio turno o majority con maggioranza relativa (sistema elettorale francese) o assoluta (in vigore in Italia prima del 1918)
I sistemi plurality presuppongono la vittoria del candidato che abbia ottenuto la maggioranza relativa dei voti riguardanti il proprio collegio. Il numero delle candidature dipende dal numero dei partiti esistenti nel sistema politico e dal grado di strutturazione della compagine partitica: nel caso di un sistema partitico stabile e ben consolidato si avrà un effetto spontaneo di riduzione dei candidati secondo un fattore meccanico (una sistematica sotto-rappresentanza del terzo partito) o un fattore psicologico (una tendenza naturale degli elettori al voto strategico in caso di evidente incapacità o impossibilità di vittoria del candidato preferito, per il quale si sarebbe espresso un voto sincero).

Nei sistemi majority al primo turno vince il candidato che abbia raggiunto la maggioranza assoluta di voti nel collegio, pari, cioè, al 50% + 1. se nessun candidato riesce a raggiungere il quorum, si passa al secondo turno. È opportuno fare qui distinzione tra doppi turni chiusi, nei quali sono ammessi al ballottaggio solo i due candidati che abbiano ricevuto più voti, e doppi turni aperti, nei quali sono ammessi al ballottaggio tutti i candidati del primo turno o addirittura anche nuovi candidati. Nel doppio turno chiuso si ha una notevole riduzione della frammentazione partitica, con la necessità quasi imperativa di alleanze preventive e l’inevitabile emarginazione dei partiti ininfluenti e dei partiti anti-sistema, collocati, cioè, agli estremi del continuum destra-sinistra. Nel doppio turno aperto, invece si può avere la desistenza strategica di candidati e partiti per favorire altri candidati di altri partiti, con più possibilità di vincere e meno sgraditi, e per favorire la formazione di potenziali alleanze di governo. Il sistema maggioritario a doppio turno incoraggia l’elettore a esprimere un voto sincero al primo turno, ma tale voto può restare sincero qualora il candidato preferito si possa ripresentare in sede di ballottaggio, mentre dovrà diventare voto strategico nel caso in cui l’elettore si trovi privo del candidato preferito al ballottaggio.


La particolarità del sistema elettorale maggioritario – specie di quello basato sulla maggioranza relativa – è quella di distorcere la rappresentatività aumentando la vittoria in termini di seggi del primo partito o coalizione a danno relativo del secondo e a gravissimo danno del terzo partito. Per esempio, dati tre partiti A, B e C che si classifichino rispettivamente primo (45% dei voti) secondo (30%) e terzo (25%), è facile immaginare che - sempre per esempio - il primo otterrà il 55% dei seggi, il secondo 30% e il terzo 15%. Ovviamente, per i partiti, con questo sistema elettorale, è più importante vincere di misura in più collegi possibili che non vincere in pochi collegi con alta maggioranza. A questo proposito, si ricorda l'arte del "Gerrymandering" messa in atto dal governatore Gerry del Massachusetts negli Usa, che disegnava (o cercava di fare) collegi elettorali che gli permettessero la rielezione.

All'interno dei sistemi maggioritari poi, quelli a doppio turno tendono a premiare i partiti di centro, mentre quelli a turno unico favoriscono invece formazioni ideologicamente più schierate. Il motivo di ciò è facilmente comprensibile: se si va al ballottaggio, qualora vi sia presente un partito di centro che parta anche da una posizione di svantaggio, esso ne uscirà tendenzialmente vincitore, perché saprà, meglio del suo avversario, attrarre i voti dei partiti esclusi, quelli di sinistra se si troverà a confrontarsi con un avversario di destra, o viceversa nel caso contrario.

In definitiva, nel sistema maggioritario si dà spazio a un aspetto di governabilità. I suoi sostenitori ne sostengono la democraticità in quanto, spingendo i partiti a presentarsi agli elettori riuniti in coalizioni, permette ai cittadini una sorta di "elezione diretta" della maggioranza, e di conseguenza del governo. Nei sistemi elettorali maggioritari infatti, solitamente le coalizioni sono guidate da subito da un leader presentato agli elettori che potranno, votando i suoi partiti, elevarlo direttamente alla presidenza del nuovo governo.

Chi è contrario a tale sistema invece, oltre alla scarsa rappresentanza delle minoranze, contesta il fatto che in mancanza di barriere o contrappesi adeguati la coalizione vincente agisca in maniera anti-democratica, con una possibile "deriva totalitaria".

SISTEMA ELETTORALE MISTO
Come abbiamo visto, non esiste un sistema elettorale che si possa considerare perfetto, ma entrambi i tipi possiedono i propri vantaggi e i propri svantaggi. Per ovviare a tali inconvenienti, cercando di recuperare le caratteristiche positive di ciascun sistema ma limitando quelle negative, si sono col tempo andati ad elaborare sistemi corretti, o misti, dei due modelli originari.

Sistemi maggioritari corretti
L'aspetto negativo del maggioritario è, lo abbiamo visto, la scarsa, se non nulla, rappresentanza e di conseguenza tutela delle formazioni politiche minori. Per ovviare a tale problema, il metodo solitamente utilizzato è quello dell'introduzione di quote proporzionali che sottraggano una parte dei seggi in palio alla regola uninominale generale, per attribuirli con meccanismi tipici o similari a quelli proporzionali. Essenziale a tal fine è il collegamento espresso a livello nazionale dei singoli candidati uninominali in più ampie liste di partito o coalizione.

Il primo dei sistemi elettorali così formulati è quello che prevede il ripescaggio dei migliori perdenti. In tale casistica, i seggi uninominali non sono in numero pari a quelli dell'organo da eleggere, ma inferiore, e i seggi rimanenti vengono ripartiti fra i candidati perdenti, sulla base dei voti residui (cioè depurati di quelli raccolti dai candidati della lista stessa, risultati però già eletti nei collegi uninominali) raccolti dalle liste nazionali o circoscrizionali. Ne era esempio il sistema in vigore per il Senato Italiano dal 1993 al 2005, che, in un contesto uninominale plurality prevedeva un 25% dei seggi attribuiti proporzionalmente alle liste regionali formate dai candidati perdenti di ciascuna coalizione. Calcolati i seggi spettanti a ciascuna lista, venivano poi dichiarati eletti, all'interno di ogni lista stessa, i candidati che avessero ottenuto le più alte percentuali elettorali.

Un secondo gruppo è quello dei sistemi paralleli, come quello russo e di numerosi paesi dell'Est Europa, che prevedono banalmente una quota di seggi assegnati proporzionalmente ed una con sistema maggioritario, senza che vi sia alcun collegamento fra le due parti. La quota proporzionale può essere anche molto alta, arrivando a coprire fino alla metà dei seggi in palio. Apparteneva a questo gruppo anche il particolare sistema italiano per la Camera dei Deputati in vigore fra il 1993 e il 2005, che poteva essere chiamato "a compensazione parallela" e prevedeva due quote distinte, 75% maggioritario e 25% proporzionale, che venivano però in tal caso collegate con il famigerato sistema dello "scorporo", che svantaggiava i partiti maggiori, cioè quelli che avevano ottenuto molti seggi nella parte maggioritaria, a favore dei partiti più piccoli.

Sistemi proporzionali corretti
Si è detto che l'inconveniente maggiore provocato dalla proporzionale è quello di creare instabilità governativa, sia perché, garantendo i partiti minori, consegna loro in verità la possibilità di condizionare i governi in misura ben maggiore del proprio reale peso elettorale, sia perché, a causa dell'alta frammentazione, le maggioranze sono spesso assai risicate ed esposte a continue imboscate da parte dell'opposizione.

Per ovviare al primo inconveniente, sono stati elaborati sistemi che limitino il meccanismo proporzionale sottraendo i partiti minori ai benefici che esso fornirebbe loro. Esistono due metodi, uno implicito ed uno esplicito, per ottenere tale scopo:

A - quello implicito si ottiene limitando la dimensione delle circoscrizioni elettorali. Caratteristica saliente della proporzionale rispetto al maggioritario è, lo abbiamo visto, l'ampio numero di elettori, e conseguentemente seggi, compresi nella circoscrizione proporzionale rispetto ai collegi maggioritari. Riducendo l'ampiezza della circoscrizioni, dunque, si riduce il tasso di proporzionalità del sistema, diminuendo le probabilità dei partiti minori di ottenere i pochi seggi disponibili in ciascuna delle succitate circoscrizioni. È il meccanismo previsto dal sistema elettorale spagnolo e, de facto, dal sistema elettorale svizzero per la Camera bassa elvetica.
B - quello esplicito consiste nell'introdurre una clausola di sbarramento (o di accesso), cioè una percentuale minima di voti che il partito deve ottenere per poter entrare in Parlamento. Ne è esempio il sistema elettorale tedesco che stabilisce di regola nel 5% la soglia minima di voti necessari per entrare a far parte del Bundestag.
Per aggirare invece il secondo problema, quello delle scarse maggioranze su cui si basano solitamente i governi nati da elezioni proporzionali, il meccanismo tipico è quello del premio di maggioranza, consistente in una quota variabile di seggi assegnati in regalo alla lista o alla coalizione di liste risultanti prime classificate nella tornata elettorale, qualora non ne abbiano già raggiunto un livello predeterminato. Tale sistema, che oltretutto costringe i partiti a coalizzarsi fin da prima delle elezioni come accade col maggioritario, è ed è stato particolarmente utilizzato in Italia in vari frangenti. Al giorno d'oggi, sotto varie forme più avanti esplicate, viene utilizzato sia per l'elezione dei due rami del Parlamento, sia per le elezioni di tutti gli enti locali. In passato fu inoltre utilizzato, sempre per le elezioni politiche italiane, sia nel 1953 con la cosiddetta Legge truffa, sia nel 1924 con la Legge Acerbo che favorì l'ascesa del fascismo.
(fonte WIKIPEDIA)

che ne pensate? fatemi sapere.........

5 commenti:

suburbia ha detto...

Il sistema elettorale non e' cosi fondamentale come i voti in ballo. Ogni partito cerca e guarda quella che in base alla sua percentuale consentirebbe al meglio di contare qualcosa.
Il problema e' che non mi piace la gente da votare.
ciao

Gianluca Pistore ha detto...

ciao, ti ricordi del nostro scambio link? bene, ti volevo chiedere di cambiare l'indirizzo del blog [R]EVOLUTION da gianluca-revolution.blogspot.com a:

www.gianlucapistore.com

ti ringrazio, ciao

Anonimo ha detto...

ciao!! uno di qst gg ti ho incontrato e non mi hai salutato!!!!!!! ;) un occasione x scoprire chi era l'anonima blogfan!!
besos
anonima blogfan!!

Unknown ha detto...

se non ti ho salutata è perchè non ti ho vista evidentemente... vabbè sarà la prossima!!!
ti saluto ora
ciaooo

Anonimo ha detto...

beh lo spero!!! ;) a presto! e vedi di studiare!!